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Continua a progredire a ritmo sostenuto la realizzazione dell’accordo di partnership fra Stellantis e Leapmotor, nota casa automobilistica cinese, fondata nel 2015 ed attiva principalmente nella costruzione di auto elettriche.

Questa strategia di Stellantis si inserisce nel quadro dell’espansione del mercato delle automobili cinesi in Europa; molte ricerche, infatti, sono concordi nel prevedere un boom dell’importazione di questi nuovi marchi automobilistici nel Vecchio Continente, inclusa l’Italia.

La notizia più recente relativamente ai passi avanti di Stellantis nell’alleanza con Leapmotor è che la Commissione nazionale cinese per lo sviluppo e le riforme ha autorizzato la joint venture tra i due costruttori, una delle iniziative previste dall’accordo di collaborazione annunciato alla fine di ottobre 2023.

L’accordo di partnership fra Stellantis e Leapmotor prevede infatti di realizzare congiuntamente la produzione di automobili ibridi o elettriche, che avverrà sicuramente in stabilimenti esteri, mentre per quanto riguarda l’Italia non è ancora noto.

L’alleanza stipulata ad ottobre 2023 prevede infatti non solo l’ingresso di Stellantis nell’azionariato della Leapmotor con quasi il 21% del capitale, ma anche la costituzione di un’impresa congiunta denominata Leapmotor International (cioè la joint venture sopra menzionata). Il gruppo guidato da Carlos Tavares avrà il 51% del capitale e diritti esclusivi per l’esportazione, la vendita e la fabbricazione dei prodotti Leapmotor al di fuori della Cina. Oltre al cruciale via libera cinese, Stellantis ha avviato le procedure di autorizzazione in altri mercati.

Per quanto riguarda l’Italia, di recente si è discusso di Mirafiori come di un possibile sito adatto a ospitare la produzione di modelli Leapmotor: al momento il gruppo non ha tuttavia né confermato né smentito l’eventualità.

La ragione chiave dietro la strategia messa in atto di Stellantis, come confermato dallo stesso Amministratore Delegato Carlos Tavares, è quella di coprire un buco nel modello di business dell’azienda, in particolare nel campo delle automobili elettriche, che si prevede domineranno il mercato delle automobili in futuro. Questo buco verrà dunque coperto acquistando la competitività di Leapmotor, azienda che porta con sé il noto e superiore know-how dei produttori cinesi nel campo dei veicoli elettrici, su cui la Cina sta puntando con forza da anni e sta accelerando sempre di più.

Questa necessità deriva anche chiaramente dal divieto imposto dalla UE di vendere automobili a combustione a partire dal 2035, che segnerà il definitivo passaggio verso l’elettrico e verrà seguito da diversi Stati nel mondo, che hanno già pianificato allo stesso modo questo passaggio.

Per la sua necessaria svolta sostenibile Stellantis ha dunque ritenuto più conveniente affidarsi a un’azienda cinese, perché è stata valutata essere la soluzione contemporaneamente più rapida ed efficace per crescere in poco tempo in questo business e guadagnare così quote di mercato rispetto ai concorrenti, siccome ottenere fin da subito un buon posizionamento in un nuovo mercato è cruciale per mantenere una posizione dominante di vantaggio anche in futuro.

Si può dedurre, infatti, che Stellantis abbia constatato la superiorità ormai consolidata nello sviluppo tecnologico e know-how delle aziende cinesi nella produzione di veicoli elettrici; questa superiorità appare difficile da colmare con esclusivi investimenti in sviluppo interno, che richiedono molto più tempo e risorse, oltre a non garantire risultati certi. Procedere con una acquisizione di questo tipo per ottenere le necessarie competenze risulta al contrario meno costoso e più sicuro, permettendo di contrastare la crescita degli altri produttori cinesi giocando attivamente un ruolo da protagonisti.

Dal punto di vista di Stellantis, quindi, quella messa in atto con l’alleanza in questione risulta essere una strategia sicuramente coerente e vantaggiosa.

Considerando le ripercussioni sull’Italia, queste posso essere particolarmente significative in conseguenza dal fatto che Stellantis, come noto, presenta la posizione dominante nel settore della produzione di automobili nel nostro Paese.

Se Stellantis, in seguito all’alleanza e alla svolta verso le automobili elettriche, dovesse spostare una parte importante della propria produzione all’estero in Paesi con un costo del lavoro più basso, tutta l’industria dell’automobile in Italia, che rappresenta uno dei principali settori produttivi del Paese, potrebbe entrare in crisi, con conseguenze particolarmente pesanti sull’economia. Sono evidenti, infatti, le difficoltà per le migliaia di aziende della catena del valore di quest’industria, che sono particolarmente in difficoltà nel passaggio verso l’elettrico e sono fortemente legati alle decisioni del produttore Stellantis, attivo nella produzione di automobili di massa e che quindi richiede con costanza un quantitativo ingente di pezzi. Se dovessero perdere il loro principale cliente, molti di questi fornitori, sparsi per tutto il territorio italiano, rischierebbero di fallire.

È per arginare questo fortissimo potere contrattuale di Stellantis che il Governo sta cercando di attrarre in Italia un secondo grande produttore di automobili. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato infatti di essere in contatto con numerose case automobilistiche cinesi per incentivarle ad aprire propri stabilimenti produttivi in Italia, inclusa BYD, principale produttore di automobili elettriche al mondo. Lo scopo del Governo è creare una competizione che possa stimolare lo sviluppo e salvaguardare la filiera dell’automotive italiana, cruciale per la nostra economia.

L’arrivo in Italia di un secondo competitor interessato ad aprire stabilimenti produttivi sarebbe sicuramente una notevole opportunità di crescita industriale ed occupazionale per il settore, in quanto non solo si creerebbero numerosi posti di lavoro, ma la competizione e la domanda porterebbero a stimolare lo sviluppo tecnologico di una industria che appare ancora troppo ancorata alla tradizione dei veicoli a combustibile e non adatta ad affrontare la radicale transizione verso i veicoli elettrici.

Ne beneficerebbero inoltre gli stessi lavoratori di Stellantis, che sarebbe più incentivata a produrre auto elettriche anche nello storico impianto di Mirafiori, progetto di cui si discute ma che non è stato ancora confermato, per affrontare questa nuova concorrenza e non perdere quote di mercato in Italia; gli stessi lavoratori e fornitori di Stellantis guadagnerebbero inoltre molto più potere contrattuale, in termini di prezzi e stipendi, con la presenza di uno o più competitor a cui eventualmente rivolgersi.

L’attuazione di questo piano del Governo presenta naturalmente diverse difficoltà. È necessario innanzitutto riuscire a trovare un’azienda adatta, di grandi dimensioni e che sia effettivamente disposta ad impegnarsi ad investire in modo serio e continuativo nel corso del medio-lungo periodo nel nostro Paese. I risultati, inoltre, si vedrebbero dopo diversi anni, poiché sarebbe necessario costruire impianti nuovi ed avviare una produzione da zero, dunque rimane un periodo di transizione in cui gli attuali lavoratori del settore sarebbero particolarmente vulnerabili.

È compito del Governo quindi cercare di garantire una equa transizione verso un mercato più concorrenziale, proteggendo i posti di lavoro attuali dalle strategie di Stellantis e lavorando al contempo per attirare nuovi produttori e stimolare lo sviluppo tecnologico della catena produttiva nella direzione dell’elettrico. Si tratta infatti dell’unica direzione in cui il settore automotive può andare per mantenere competitività nel lungo termine e salvaguardare così un pilastro fondamentale per l’economia italiana.