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Il periodo in cui ci troviamo è molto particolare. L’incertezza è sovrana non soltanto nelle vite di tutti noi ma anche, in molti casi soprattutto, nei mercati e nell’economia. Il sistema finanziario italiano, con le sue banche come pilastri imprescindibili, sta gestendo una situazione senza precedenti per cercare di mantenere “liquida” la nostra economia reale. Non soltanto l’economia reale privata, ma anche quella pubblica. Le due realtà sono interconnesse tra di loro perché viviamo in una complessa struttura a domino dove se un pezzo abbastanza grosso cade, tutti gli altri seguono a ruota.

In questi giorni sono stati presentanti dati molto preoccupanti sul rischio che la PA (Pubblica Amministrazione) non riesca a gestire i propri debiti con il sistema bancario. I crediti in pancia alle banche potrebbero diventare deteriorati, i cosiddetti NPL.

Prima di proseguire, facciamo un piccolo passo indietro e vediamo cosa sono gli NPL.

Cos’è un NPL

Alla lettera, la sigla NPL significa Non Performing Loans, ovvero prestiti non performanti.

Questo acronimo è entrato nel linguaggio comune, specialmente dopo l’acutizzarsi di una crisi che ha colpito importanti istituti bancari (MPS in primis) negli anni scorsi ed indica quei crediti deteriorati che hanno intossicato il sistema bancario a livello mondiale.

È importante distinguere i crediti inesigibili da quelli deteriorati: i primi sono i crediti che la banca sa per certo non riuscirà più a recuperare; i secondi, invece, sono i crediti dove sussiste una remota possibilità di recupero.

Paradossalmente, l’incertezza di non sapere se questi crediti saranno o meno recuperati è più dannosa della certezza di non recuperarli.

Il problema PA

Dopo la breve disamina degli NPL, veniamo al cuore del problema.

Da uno studio svolto da ASSIFACT (Associazione Italiana Per Il Factoring) la forbice di crediti, che potrebbero diventare deteriorati, della PA in possesso delle banche è di 7-12 miliardi di Euro. Questo è certamente un terreno minato per il sistema bancario fortemente esposto con l’Amministrazione Pubblica.

Ma non siamo ancora al vero problema.

Il fulcro di un possibile effetto domino è la lentezza dei pagamenti delle PA che dal 1° gennaio potrebbe associarsi a un vero e proprio default: secondo l’Europa, passati 90 giorni (180 per le PA) dal mancato pagamento di un prestito con importo oltre una certa soglia, la banca deve considerare quel credito scaduto, cioè insolvente. Considerando la lentezza dei pagamenti delle PA italiane (che in moltissimi casi superano i 210 giorni di pagamento) da gennaio ci sarà il rischio che nei bilanci bancari un pezzo dello Stato italiano sarà considerato insolvente.

Possibili problemi per le PMI e corsa ai ripari

Tale scenario, purtroppo, avrà delle pesanti conseguenze anche sul fronte dell’economa privata.

Abbiamo già anticipato che il sistema bancario è l’anima di tutti e due i sistemi economici (pubblico e privato) e se tale soggetto si trova in forte difficoltà, allora sarà ancora più difficoltoso il percorso delle PMI per accedere a nuove finanze. Le imprese hanno quindi non soltanto il problema della pandemia e della paura di un nuovo lockdown nazionale da gestione, ma anche di una banca che non riesce a seguirti o, ancora peggio, di una banca che non ti fa più rientrare nei suoi nuovi standard, più stringenti e molto più selettivi. L’iter che una PMI dovrà seguire per cedere i propri cediti sarà più impervio e lungo che in precedenza.

Sul tavolo, per fortuna, vi sono diverse soluzioni a questo problema. Tra le tante, la più accredita (e ben accetta dalla Banca d’Italia) è considerare i mancati pagamenti della PA come “scaduti tecnici” per disinnescare l’intero cortocircuito. In questo modo i mancati pagamenti non avrebbero effetto sui bilanci bancari. Sicuramente una soluzione “burocratica” che potrebbe aiutare il sistema a non ingolfarsi.

Conclusioni

In estrema sintesi: le difficoltà della PA potrebbero causare seri danni anche alle PMI. O meglio, la lentezza della PA potrebbe causare seri danni alle PMI. Ora più che mai si ha la necessità di uno Stato veloce e solido, capace di creare valore e non di essere una mina vagante per tutto il sistema economico italiano. Lo Stato deve supportare le PMI, non creare impedimenti per la loro cresci