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È considerata una delle più ricercate figure dalla PMI italiane nei prossimi anni. Parliamo dell’Innovation Manager.

È una posizione che nasce dall’esigenza di esplorare e valutare opportunità di innovazione per l’azienda ed è direttamente partecipe nella selezione di partner innovativi come StartUp e centri di ricerca (sia privati che pubblici). È il soggetto preposto all’introduzione di nuove metodologie produttive “lean”, cercando al tempo stesso di favorire un “change managent” culturale su tutti i livelli aziendali, soprattutto nel Top management. L’Innovation Manager è anche strettamente collegato nel momento in cui bisogna approfondire ed ottimizzare la relazione tra impresa e clienti: sia quando occorre farsi trovare, imbastendo nuove meccaniche per la comunicazione pre-vendita; sia dopo, quando il cliente “torna a casa” ed utilizza il bene/servizio, cioè il post-vendita.

È evidente che la principale difficoltà per chi si occupa di innovazione sia interfacciarsi con la cultura prevalente in azienda, la cosiddetta “not invented here”, cioè “si è sempre fatto così”. È facilmente intuibile quindi che la principale skill dell’Innovation Manager per vincere queste resistenze sia la leadership, la capacità di motivare e di spingere al cambiamento: un’impresa a produrre i singoli pezzi tramite stampe 3D o il management a tentare la via del car-sharing, per fare degli esempi. Maggiore sarà la sua fermezza nell’imporre scelte “mai fatte”, maggiore sarà la resa finale.

È ovvio che la singola persona, in questo caso l’Innovation Manager, non può da sola stravolgere i paradigmi aziendali: si ha bisogna di un “terreno” in cui far germogliare le idee e i progetti. Ed è qui che entra in scena la tanto discussa Digital Trasformation.

Per semplificare, la DT sono tutti i processi digitali che consentono di ridurre le ridondanze e gli errori legati alle attività manuali: è l’opportunità di ridisegnare e migliorare i processi che governano il business. Ovviamente non sono le PMI le uniche a beneficiare della DT: la sanità, le istituzioni pubbliche, i servizi per i cittadini (luce, gas, acqua, trasporti pubblici), i sistemi di informazione, la ricerca scientifica rientrano nella sfera di competenza della DT e dell’operato dell’Innovation Management.

Da un punto di vista tecnico, la DT fonda la propria esistenza su sei pilastri:

  • Virtualizzazione: le risorse fisiche diventano logistiche mediante software di nuova generazione;
  • Cloud computing: il calcolo dei processi passa dal fisico al digitale;
  • Mobile: i dispositivi mobile consentono una maggiore elasticità di intervento;
  • Dematerializzazione: condivisione digitali tra lavoratori;
  • Informatizzazione: evoluzione dei principali sistemi hardware e software aziendali;
  • Automazione: riduzione degli errori mediante l’implementazione dell’automazione.

Se, in conclusione, la Digital Trasformation è la struttura su cui edificare allora l’Innovation Manager è il capo cantiere che gestisce e controlla l’andamento dei lavori: il connubio tra queste due realtà porta a una trasformazione radicale dell’assett manageriale di una azienda e a diventare competitivi in un mercato oramai “digital-centrico”.

Studio Grimaldi è sempre al fianco delle realtà che voglio intraprendere un percorso di digitalizzazione e di trasformazione della propria filosofia aziendale, che vogliono, quindi, puntare fortemente su una innovazione sana e concreta.