Loading...

Che cos’è una rivoluzione? Un cambiamento di un paradigma, di una situazione sempre uguale che viene presa e trasformata in qualcosa di nuovo e diverso. La rivoluzione non è mai semplice: cambiare radicalmente è impegnativo e richiede una costanza e una perseveranza da parte di tutti gli attori in gioco.

La blockchain è una rivoluzione. È innegabile. E tutti gli attori stanno spingendo verso l’utilizzo di questa tecnologia con il massimo impegno e determinazione. La blockchain sta cambiando paradigmi prefissati ed inattaccabile da decenni in qualcosa di nuovo e futuristico.

Ma che cos’è questa tecnologia? Se vogliamo essere diretti e concisi, la blockchain è un registro dati, un database online. La profonda differenza tra un semplice database e la blockchain è il sistema “a blocchi” unita alla crittografia digitale.

Facciamo un esempio pratico: Ipotizziamo di essere in un ambiente ospedaliero dove vengono scritte e prodotte tante cartelle cliniche specifiche per ogni paziente. Ogni cartella clinica ha una serie di annotazioni (i blocchi) con la loro data di creazione. Tali annotazioni non possono essere modificate perché la cartella clinica deve essere perfettamente chiara a tutti coloro che la leggono. Unicamente il dottore (con una propria “chiave”) e il paziente (con l’altra “chiave”) possono vedere la cartella e condividerla con altri dottori. Questo è quello che avviene con la blockchain ogni secondo.

È innegabile che comprendere al volo tale sistema sia difficile, ma come ogni rivoluzione che si rispetti ha bisogno di tempo per essere assorbita.

La blockchain è stata fin da subito associata alle criptovalure, cioè “moneta virtuale” svincolata da qualsiasi intermediario finanziario e da qualsiasi controllo centrale. Sono circa 900 le criptovalute in circolazione oggi e la IHS Markit stima che nel 2030 il giro d’affare prodotto da queste valute si aggirerà sui 450 miliardi di dollari. Cifre spaventose se si pensa che tutto questo avverrà in un solo decennio.

Ma la blockchain non è solo criptovalute: nei prossimi 5 anni condizionerà fortemente la cybersecurity di ogni nazione, la scuola e il mondo accademico, le tecnologie IoT (Internet of Things) unite all’intelligenza artificiale, il car sharing, la musica online e lo streaming, la sanità, la gestione dell’energia domestica, lo sport, il monitoraggio della compravendita di armi e dispositivi bellici, i trasporti, la gestione del personale nelle aziende, i sistemi elettorali ed ovviamente anche tutto il comparto della finanza.

Focalizzandoci sulla finanza, essa beneficerà di pagamenti transnazionali (cioè transazioni fuori dallo Stato) più semplici e veloci e di contratti più smart, dove il costo del mediatore sarà eliminato e al contempo si avrà immediata applicazione del contenuto del contratto. Senza contare della tracciabilità e trasparenza (cardini della blockchain) di ogni operazione bancaria/assicurativa, che potranno essere erogate immediatamente quando si vuole. Tutto questo va a impattare, ovviamente, sul risparmio che il settore finanziario avrà nell’utilizzo di queste meccaniche: una cifra stimata sui 15 miliardi di dollari annui.

Le grandi banche italiane, Mediolanum, Intesa Sanpaolo, UniCredit, MPS, Banco BPM hanno abbracciato la blockchain unendosi allo sviluppo della piattaforma open source CORDA, dove grazie alla tecnologia “a blocchi” le banche riversano informazioni, dati, contratti importanti da condividere in modo sicuro e protetto tra tutti gli iscritti della piattaforma.

La blockchain, in ultimo, è davvero una rivoluzione importante: le soluzioni innovative che propone sono incredibili ed inimmagibili fino a pochi anni fa, tuttavia non ha ancora visto una vera e propria adozione di massa da parte delle singole persone: occorre una vera e radicale cooperazione sul lato dell’informazione tra coloro che in prima linea migliorano questa tecnologia, le autorità di regolamentazione e i cittadini stessi.

Una rivoluzione senza informazione può essere disastrosa. E questa tecnologia non merita questo.