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Il boom dei Piani Individuali di Risparmio (PIR) mette le ali alle PMI quotate a piazza affari.

Da quando il ministero del tesoro ha presentato questa nuova formula di risparmio, a fine 2016, c’è stata la corsa delle società di gestione del risparmio e banche a collocare Piani Individuali di Risparmio cosidetti PIR, portando già ad oggi risultati di raccolta ben oltre le previsioni. Di questi prodotti se ne è già parlato molto su diverse testate giornalistiche e blog, portando in risalto le numerosi commissioni applicate dai collocatori di questa tipologia di investimento che vanno a corrodere i benefici fiscali applicati agli stessi.

“Studio Grimaldi PFI” in questo breve articolo vorremo portare l’attenzione dei lettori sugli effetti che potrebbero creare questi “PIR” sul mercato borsistico italiano delle aziende a media capitalizzazione, perché questi prodotti devono contenere obbligatoriamente una esposizione importante su questo settore. Nel 2017, alcuni studi prevedono che ci sarà una raccolta dei PIR per circa 10 miliardi di Euro, mentre ad arrivare al 2021 la raccolta totale sarà a circa 55 miliardi di Euro. In sostanza una buona fetta di questi risparmi andrà canalizzata sul mercato delle PMI con un effetto positivo, come auspicato dal governo, tuttavia tale massa di liquidità potrebbe gonfiare particolarmente i valori dei titoli quotati creando una sorta di bolla speculativa.

Noi di “Studio Grimaldi PFI” crediamo sia auspicabile che questi strumenti vengano migliorati al fine di evitare che una idea giusta si trasformi in un rischio per il cliente e il sistema finanziario.