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Un concetto semplice…ma grande!

In economia i prezzi di beni e servizi possono variare in qualsiasi momento. Si ha inflazione quando si registra un rincaro di ampia portata, che non si limita a singole voci di spesa. In sostanza, con un Euro di oggi si possono acquistare beni/servizi rispetto al passato.

Per ottenere il valore (espresso in percentuale) di inflazione, si attua una media delle abitudini di spesa della popolazione su un paniere di prodotti/servizi di riferimento. Dall’analisi di questo paniere (che avviene mensilmente) si ottiene una media dei prezzi dei beni al consumo nel corso del tempo. Tale processo di analisi viene svolto da società di monitoraggio, come l’ISTAT in Italia. Dal confronto delle variazioni dei prezzi – presenti rispetto al passato – si ottiene il valore dell’inflazione.

È importante sottolineare che questo paniere di beni deve essere aggiornato anno dopo anno, poiché non è pensabile di monitorare il prezzo di oggetti obsoleti che i cittadini non acquistano più. In aggiunta, nel calcolo del tasso alcuni prezzi di beni specifici hanno maggiore “peso” rispetto ad altri. Per fare un esempio, il prezzo dei PC, degli smartphone, dei tablet hanno avuto, nel 2021, un peso nettamente maggiore rispetto ai biglietti del cinema o di attrezzature da campeggio.

Le banche centrali hanno stabilito che un tasso ottimale di inflazione deve essere mantenuto su un 2% annuo, ovvero che l’aumento dei prezzi non deve superare o diminuire quella soglia.

Se da tale benchmark ci si discosta – positivamente o negativamente – avremo una iperinflazione nel caso di aumenti superiori al 2% e di deflazione nel caso si scendesse rapidamente sotto il 2%. In entrambi gli scenari, si creano non pochi problemi all’intera economia globale: nel primo caso (iperinflazione) si ha una diminuzione del valore della moneta per acquisti futuri; nel secondo caso (deflazione) scende il valore della produzione e possono crearsi delle perdite per i produttori i cui effetti si riflettono nel mercato del lavoro.

Ma da cosa dipende la variazione dell’inflazione? In sintesi, possiamo riscontrare due possibili cause: una endogena (cioè causata da fenomeni interni al Paese in cui si sta calcolando l’inflazione) oppure esogena (cioè da eventi esterni).

Possiamo elencare alcune situazioni che comportano uno scostamento dell’inflazione:

  • Eventi straordinari di impatto mondiale (pandemie, guerre);
  • Squilibri tra domanda e offerta di un prodotto;
  • Sfiducia verso una specifica moneta nazionale;
  • Incremento dei prezzi delle materie prime;
  • Politica monetaria delle banche Centrali.

L’inflazione oggi

All’interno del quadro macroeconomico della ripresa post-pandemica, l’inflazione è uno dei più importanti temi, se non il principale, che tiene banco nel dibattito economico odierno. Lo scorso novembre all’interno della zona OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) si è registrato un incremento dei prezzi su base annua pari a +5,8 punti. Un tale livello dei prezzi non veniva raggiunto in Europa da ben 25 anni. Nello stesso periodo in esame, il dato negli USA si attestava a +6,8 punti percentuali, il maggior aumento dal 1982.

Le cause dell’eccesso di domanda che sta alimentando l’attuale fenomeno inflazionistico non sono da ricercare esclusivamente nella scarsità delle risorse ma anche nella grande crisi logistica che il mondo sta vivendo.

La vecchia supply chain, pre-Covid per intenderci, non è più capace di tenere il passo con una domanda straordinaria. Nonostante una crescita dei consumi non particolarmente importante, in un’economia condizionata dalla pandemia, i consumatori hanno dirottato le loro spese dai servizi ai prodotti. Per fare un esempio, coloro che erano impossibilitate ad andare in palestra hanno acquisto cyclette e attrezzi per compensare questa situazione.

Da un recentissimo articolo della Bank for International Settlements sull’inflazione, la crisi logistica innescata dalla Pandemia (scarsità della capacità portuale, degli autotrasportatori, degli spazi di immagazzinamento e altro ancora) ha inciso per un 2,78 punti percentuali sul totale del rialzo finale.

Ma tale livello d’inflazione sarà transitorio o persistente?

In tutto il Mondo gli economisti sono attualmente divisi: da una parte chi sostiene che è un fenomeno temporaneo destinato a svanire nel breve termine; dall’altra chi ipotizza un perdurare di una inflazione alta (con una possibile trasformazione in iperinflazione senza i giusti correttivi).

Abbiamo parlato in precedenza che le politiche monetarie delle Banche Centrali influenzano l’andamento dell’inflazione. La FED (Federal Reserve System, cioè la Banca Centrale americana), ipotizzando questo fenomeno come strutturale, ha deciso di intervenire inasprendo il costo del denaro, prevedendo almeno tre rialzi dei tassi di interesse nel corso del 2022. Sul versane europeo, la BCE, alla risposta del perché non si siano alzati i tassi per contrastare l’inflazione, ha ribadito la sua volontà di procedere con estrema cautela. La ripresa post Covid di fine 2021 ed inizio 2022 potrebbe essere notevolmente ridimensionata a seguito anche dello scontro tra Russia e Ucraina di queste settimane. La Banca Centrale europea, quindi, ha una strategia più cautelativa rispetto alla controparte americana.

Le due Banche Centrali, fondamentali per influenza e peso economico mondiale, stanno agendo secondo direttive ben precise: chi più aggressivo (America) e chi più conservativo (Europa). La sentenza di chi ha fatto bene o male non si avrà nel brevissimo, ma bisognerà attendere che tali manovre entrino effettivamente nel tessuto economico, tuttavia c’è da evidenziare un punto: la guerra Russia-Ucraina ha notevolmente destabilizzato l’economia mondiale e questo potrebbe far rivedere le manovre delle singole Banche Centrali.

Nell’incertezza del presente, abbiamo bisogno di elementi certi che direzionino le politiche economiche verso una direzione corretta. Uno di questi elementi è senz’altro l’analisi dell’inflazione.